Nov 012012
 

Buongiorno, ho seguito in questi giorni il Blog con una speranza ( purtroppo vana ) !!! I vari bloggers ( Cittadini comuni, Politici, Webmaster, Padri, Madri e addirittura un Nonno) hanno postato di tutto, dalle tematiche più impegnative a quelle più frivole persino preoccupandosi di lanciare un sondaggio su quale poteva essere la mia maschera di Halloween, ma neanche una sola citazione  su un Italiano, un Figlio, un Nipote, un Ragazzo, un Angelo per la povera gente Afghana, che nel mentre si discuteva sulle bruttezze delle nostre frazioni, su politici corrotti, polisportiva, appropriazione indebita, partiti politici ormai alla frutta e sempre più lontani dalle problematiche del popolo Italiano ecc. ecc. ha sacrificato la propria Vita per un ideale di libertà, per portare uno spiraglio di luce negli occhi di bambini ai quali è stata rubata l’innocenza e i sogni e soprattutto cancellato il  diritto più scontato  “il futuro”. Tiziano Chierotti, classe 88, è deceduto durante un attacco avvenuto nel distretto di Bakwa, a sud di Herat, nel corso di un’operazione congiunta della Task Force South East con l’esercito afgano. Chierotti, colpito all’addome, era apparso subito in condizioni molto gravi. Nato a San Remo, e residente ad Arma di Taggia, sempre in provincia di Imperia, aveva da poco compiuto 24 anni. Si tratta del 52esimo soldato italiano morto sul campo dall’inizio della missione in Afghanistan, e del sesto dall’inizio del 2012. A febbraio erano caduti il caporal maggiore capo Francesco Currò, di Messina, il primo caporal maggiore Francesco Paolo Messineo, di Palermo, e il caporal maggiore Luca Valente, di Gagliano del Capo (Lecce). A marzo era toccato al sergente maggiore Michele Silvestri, romano, e a giugno a un altro salentino, il carabiniere scelto Manuele Braj. Il più «anziano» tra loro aveva 33 anni. Inoltre, il 13 gennaio scorso era morto sempre in Afghanistan il tenente colonnello Giovanni Gallo, 43 anni, colpito da un malore. Si è parlato molte volte di ” OPPORTUNITÀ “, bene, carissimi signori oltre a dimostrare la totale INDIFFERENZA E CECITÀ  avete perso TUTTI l’opportunità di dimostrare “LA SOLIDARIETÀ, LA VICINANZA, A UN PADRE, A UNA MADRE E A UNA NAZIONE PER UN DOLORE IMMENSO E INCOLMABILE “LA PERDITA DI UN FIGLIO”. Oggi mi VERGOGNO di far parte di questo tipo di comunità, la risposta sul mio vestito per halloween, non si scomodi con sondaggi è quello che indosso da circa 22 anni “LA MIMETICA DA SOLDATO”. Caro TIZIANO desidero salutarti così :

“SONO STATO QUELLO CHE GLI ALTRI NON VOLEVANO ESSERE
SONO ANDATO DOVE GLI ALTRI NON VOLEVANO ANDARE
HO PORTATO A TERMINE QUELLO CHE GLI ALTRI NON VOLEVANO FARE
NON HO PRETESO MAI NIENTE DA QUELLI CHE NON DANNO MAI NULLA
CON RABBIA HO ACCETTATO DI ESSERE EMARGINATO COME SE AVESSI COMMESSO UNO SBAGLIO, HO VISTO IL VOLTO DEL TERRORE, HO SENTITO IL FREDDO MORSO DELLA PAURA, HO GIOITO PER IL DOLCE GUSTO DI UN MOMENTO D’AMORE, HO PIANTO, HO SOFFERTO E HO SPERATO ……….. MA PIÙ DI TUTTO HO VISSUTO QUEI MOMENTI CHE GLI ALTRI DICONO SIA MEGLIO DIMENTICARE. QUANDO GIUNGERÀ LA MIA ORA AGLI ALTRI POTRÒ DIRE CHE SONO ORGOGLIOSO PER TUTTO QUELLO CHE SONO STATO…………
U N    S O L D A T O!!!        (Geogre L. Skipeck)
Ciao Tiziano,
Gianni Fabiano

  16 Risposte a “Complimenti, riflessioni e un caro saluto.”

  1. Ciao Tiziano.
    Un abbraccio forte ai familiari.
    WM

  2. pur con tutto il rispetto dovuto ai morti ed al dolore dei loro familiari,
    mia madre avrebbe detto:

    “se se ne stava a casa sua non gli succedeva niente”.

    non era una molto “studiata” ma di sicuro riusciva a capire cosa fosse una guerra,

    anche quando fosse stata mascherata da operazione di pace,

    • Ognuno è libero di esprimere la sua oppinione, ma permetteremo di prendere le distanze da commento precedente che disapprovo nella maniera più assoluta
      wm

    • Gianni Fabiano

      Sig. Paco, non conosco Sua Madre, ma conoscendo la mia e quella di tanti altri credo (senza nessuna presunzione) che neanche la Sua avrebbe detto le parole citate da Lei prima. Ma il senso di maternità che contraddistingue una donna fino alla morte avrebbe preso il sopravvento e utilizzato sicuramente parole di conforto e di vicinanza per una madre che non riabbraccerà più il suo bambino.

  3. Mi unisco al dolore dei familiari di Tiziano, spero che il suo sacrificio possa servire a qualcosa di importante.
    Stefano

    P.S. Assessore ha pienamente ragione in tutto ciò che ha scritto, mi permetto solo di farLe notare che forse potrebbe metterci un pò meno arroganza nei nostri confronti nel Suo modo di esprimersi.

    • Gianni Fabiano

      Scusate ho postato come semplice cittadino, svestito di qualsiasi carica politica, facendo delle considerazioni,riflessioni e un caro saluto, sarà nel mio diritto farlo?? Mi scusi Sig. Stefano a livello personale, ripeto come cittadino ho preso le distanze da un sistema che non mi piace…. Vuol dire essere arrogante?? Il mio post era suddiviso in tre punti che per chiarezza ripropongo.
      “Complimenti” rivolti alla gente comune, a madri, padri, nonni, fratelli ecc… che non sono riusciti tra tutti i post a ricordarsi di scrivere un rigo di solidarietà verso una famiglia che ha perso un ragazzo di 24 anni morto sul lavoro, non fà differenza se il datore è il Ministero della Difesa, la Tissen Kruppen, le FFSS, o se è un autista di un TIR della più minuscola ditta di trasporti, se è l’avversario politico, se è rosso, bianco, giallo o nero, la cosa che ci deve far riflettere e che ci siamo dimenticati.
      “Riflessioni” la notizia non è stata così impattante!?… così impattante come il fuorigioco della Juve, così risonante come le problematiche amministrative della Polisportiva, così vergognoso come la condanna a Berlusconi, così scandaloso come l’affidamento dell’assessore o così provocante come un tatuaggio di Belen. Nel rispetto delle libertà altrui , sono io a vergognarmi di far parte di questa comunità, a differenza di qualcun’altro non tiro giacche la mia era solo una speranza (purtroppo vana) ognuno può comportarsi come meglio crede, Per il resto Ben venga L’indignazione perché i ragazzi sono ancora li, ricordare i morti bruciati di un colosso Internazionale disonesto oppure il ricordo e la testimonianza di un Compagno di Fausto e Iaio uccisi mentre facevano qualcosa in cui credevano, chiedere delle condizioni di un ragazzo di 22 anni che lotta Con la morte a seguito di uno schianto tremendo sulla sp. cerca successo solo pochi giorni fa, di sicuro tutto questo ci porta ad uscire dalla cecità e indifferenza che citavo nel mio post precedente e a mio modestissimo parere ci fa essere uomini, padri, madri, politici e nonni migliori.
      “Saluto” personale da soldato, come cita la parte iniziale del Nostro Inno “Fratelli d’ITALIA”, a un Fratello che non tornerà più tra i suoi colleghi, nella sua tenda, nella sua caserma ma soprattutto tra le braccia di sua Mamma e suo Padre, i quali avranno tanti Bei Ricordi, Onore, un cuscino con delle Medaglie e un Tricolore che avvolge il Feretro di un RAGAZZO con le palle e un vuoto incolmabile.

      Gianni Fabiano

  4. Pienamente d’accordo con il nostro WM, disapprovo in pieno il commento di Paco.

  5. Posso anche essere io in difetto, ne sono comunque ben contento soprattutto in questa circostanza, ma anche da semplice cittadino provo sempre a mantenere un minimo di umiltà e rispetto verso tutti gli altri.
    Non mi arrogo il diritto di parlare con certi toni verso altri semplici cittadini, posso esprimere commenti o prendere distanze da qualcosa, ma sempre con estrema educazione.
    Questo è il mio personalissimo pensiero Sig. Gianni (evito di chiamarLa assessore visto che si sta ponendo, a detta Sua, come semplice cittadino) e francamente sono disposto ad accettare un parere contrario al mio su qualsiasi argomento ma certamente non lezioni di moralismo o rimproveri.
    Cordialmente
    Stefano

    • Gianni Fabiano

      Sig. Stefano se ho turbato la Sua sensibilità, con molta umiltà me ne scuso, la mia è solo una constatazione di fatto e il dichiarare con estrema chiarezza che le Morti Fisiologiche di qualsiasi genere e natura passano ormai nella più totale indifferenza oltre che alla stampa anche ai comuni cittadini non penso voglia dire essere arrogante, mancarLe di rispetto ne tantomeno darLe lezioni di qualsiasi genere ( da questa sua analisi si deduce che non mi conosce personalmente) ma semplicemente prendere le distanze da un sistema che giorno dopo giorno ci allontana sempre più e che a me non piace “questo non vuol dire che tutti la debbano pensare allo stesso mio modo, o che sono il custode della verità “. Concludo dicendoLe senza naturalmente volerLe mancare di rispetto che alla fine abbiamo la fortuna di vivere in un paese libero dove sia Lei che io, restando nei binari della legalità possiamo continuare a pensarla come meglio crediamo.
      Cordialmente
      Gianni Fabiano

  6. «LA RETORICA MILITARISTA DI “AVVENIRE” È INSOPPORTABILE».
    CENTO PRETI CONTRO IL QUOTIDIANO DELLA CEI

    di Luca Kocci

    ADISTA n° 30 del 1.9.2012

    36814. ROMA-ADISTA. «Davanti ad ogni vita umana stroncata è doveroso un rispetto profondo», ma «è davvero insopportabile questa retorica sulla guerra sempre più incombente e asfissiante». A scriverlo sono oltre 100 preti, parroci e religiosi di ogni parte d’Italia che esprimono forte disappunto nei confronti di Avvenire che lo scorso 8 agosto ha dedicato una pagina intera agli «eroi per la pace» – ovvero i soldati italiani morti durante le missioni militari internazionali i cui famigliari hanno dato vita all’associazione “Caduti di guerra in tempo di pace” – e ai cappellani militari.

    «Da sempre l’esperienza cristiana ci ha impegnato nella cura della “missione” e ci scandalizziamo ogni volta che un cristiano infanga questo valore confondendolo con le guerre, chiamate appunto “missioni di pace”, ma in realtà “avventura senza ritorno”», si legge nella lettera appello pubblicata sul sito di Pax Christi. «Da sempre abbiamo presentato ai cristiani gli eroi della fede e ci scandalizziamo se ora volete rappresentarli con le armi in mano e, per nascondere le responsabilità di tanto sangue versato in questa “inutile strage”, fate diventare “eroi per la pace” questi giovani strappati alla loro vita, vittime della guerra».

    A «scandalizzare» i preti, oltre alla scelta editoriale del quotidiano della Conferenza episcopale italiana, è una lunga intervista all’ordinario militare, mons. Vincenzo Pelvi. «Ci colpisce molto – scrivono – leggere che anche l’ordinario militare si allinea a questa retorica della guerra dichiarando, per esempio, che fare il militare è “una professione aperta al bene comune e allo sviluppo della famiglia umana” oppure sostenendo che “i cappellani militari sono parroci senza frontiere, impegnati in una pastorale specifica sul fronte della pace”. Ce ne vuole davvero a descrivere “l’aeroporto di Ciampino dove arrivano le salme dei nostri soldati uccisi” come “una scuola di fede”. E ancora “essere cristiani ed essere militari non sono dimensioni divergenti”. Come cristiani e come sacerdoti restiamo stupiti per questo assai strano insegnamento magisteriale e, alla luce del Vangelo, siamo sconcertati», anche perché, ricordano i preti, abbiamo in mente le testimonianze dei primi martiri cristiani «che rifiutavano il servizio militare e non bruciavano il grano d’incenso all’imperatore considerato una divinità», come san Massimiliano, condannato a morte nel 295 «poiché, “con animo irrispettoso, hai rifiutato il servizio militare”». O come il beato Franz Jagerstatter, «obiettore di coscienza contro il servizio militare nel III Reich di Hitler (mentre la maggior parte dei cattolici combattevano) e per questo ghigliottinato il 9 agosto 1943. È stato Papa Benedetto XVI, nel 2007, a proclamarlo beato e martire nel suo opporsi al servizio militare e alla guerra!».

    L’iniziativa di Avvenire non è nuova né isolata: già lo scorso 2 giugno, festa della Repubblica, il quotidiano della Cei aveva riservato un paginone ai cappellani militari con un lungo articolo di mons. Pelvi (v. Adista Notizie n. 23/12) e il dossier di luglio del mensile dei paolini Jesus era interamente dedicato ai cappellani, in particolare quelli militari, «pastori itineranti che predicano la pace giusta» (v. Adista Notizie n. 29/12). Per non parlare poi dell’idea di mons. Pelvi di proclamare Giovanni XXIII patrono dell’esercito (v. Adista n. 80/11).

    «Ci colpisce non veder affiorare nemmeno uno degli interrogativi che gli italiani e i cristiani si pongono ormai da anni, assistendo alla fallimentare carneficina afghana», scrivono i preti “pacifisti”: «La nostra presenza militare in Afghanistan costa 2 milioni di euro al giorno, e quali sono i risultati? Se li avessimo investiti in aiuto alla popolazione con ospedali, scuole, acquedotti non avremmo forse tolto consenso ai talebani e ai signori della guerra? E delle vittime in “campo nemico” chi se ne occupa? Abbiamo i numeri esatti dei morti e feriti italiani! E quante sono le vittime irachene o afghane? Forse dobbiamo rassegnarci a considerare le migliaia di esseri umani uccise in questa assurda guerra solo “effetti collaterali”?». «Chiediamo di aprire un confronto serio e schietto sul tema della guerra, del servizio militare, oggi non più legato all’obbligo della leva, e della presenza dei cappellani tra i militari», concludono la loro lettera-appello. Oggi, «a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II, crediamo doveroso riaprire un riflessione seria sulla condanna della guerra e sulle strade che sono chiamati a percorrere gli operatori di pace».

    Pochi giorni dopo, il 12 agosto, Avvenire ha pubblicato la lettera, con una risposta del direttore Marco Tarquinio, e il 17 agosto sul giornale dei vescovi appaiono anche le lettere di alcuni lettori (fra cui un soldato) equamente divisi fra favorevoli e contrari. «Il vostro scandalo mi dispiace e, devo ammetterlo, un po’ scandalizza anche me», scrive Tarquinio, che si dice colpito per i «modi» – la lettera pubblica – e i «toni» usati dai preti, «ma soprattutto per la sentenza senza appello che emettete, reverendi lettori, nei confronti dei soldati italiani che, se caduti o rimasti feriti, proclamate “vittime” ma subito dopo dipingete come parte di un gruppo di portatori di “strage”, come complici di una masnada intenta a far “carneficina” in Afghanistan. E il problema, serissimo dal mio punto di vista, è che non state parlando dei taleban, ma dei nostri soldati e persino dei nostri cappellani militari. Credo che non ci sia vero “rispetto” in questo. Credo che sostenerlo sia contro la verità e contro la carità, e francamente non riesco a catalogarlo come un esempio di ragionamento non-violento». Non tutto quello «che fanno i soldati italiani impegnati in missioni internazionali» è «perfetto e perfettamente pacifico», prosegue Tarquinio, tuttavia «constato che servono con dedizione il Paese e le Nazioni Unite in contesti difficilissimi e segnati dal sangue», «un servizio reso secondo regole ispirate ai valori della Costituzione repubblicana e, grazie a Dio, con un’umanità arricchita e resa salda dalla fede cattolica che ha plasmato la nostra cultura nazionale».

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    4 novembre: “Non retorica festa militarista ma lutto per i morti di tutte le guerre”

    GB

    Fonte: Unimondo – 04 novembre 2009

    Le associazioni ‘Beati i costruttori di pace’, il Movimento Nonviolento, Pax Christi e PeaceLink propongono il 4 novembre tutti i pacifisti e gli amanti della nonviolenza una piccola azione diretta nelle piazze d’Italia “per contestare la retorica militarista e guerrafondaia e chiedere di ristabilire la verità storica”.
    “Oramai in tutte le scuole i libri di storia hanno rivisto il tradizionale giudizio positivo sulla prima guerra mondiale e oggi prevale una netta disapprovazione di una guerra che – come sostenne Giolitti – poteva essere evitata portando all’Italia Trento e Trieste mediante una neutralità concordata con l’Austria” – scrivono le associazioni promotrici dell’iniziativa. “Non comprendiamo come mai a scuola i libri disapprovino una guerra che oggi viene al contrario celebrata in piazza nella sua giornata vittoriosa. Ci chiediamo per quale oscura ragione il livello di consapevolezza raggiunto dalla cultura venga demolito dalla retorica. Ecco perché ci dissociamo dalle cerimonie ufficiali: quella guerra fu terrorismo e non va celebrata. Il popolo della pace – in nome della nonviolenza – dice ancora una volta no alla guerra”.
    In alternativa all’aggregazione di massa e ai grandi cortei, che consentono la partecipazione solo a chi è in grado di viaggiare ed ha molto tempo a disposizione, PeaceLink propone per il 4 novembre una iniziativa “lillipuziana” che anche singole persone possono realizzare nella propria città, con un minimo dispendio di tempo e di denaro. Per il 4 novembre proponiamo una attività di volantinaggio in tutte le piazze d’italia (il testo del volantino in .pdf).
    L’Italia entrò nella prima guerra mondiale nonostante l’Austria avesse promesso la restituzione di Trento e Trieste in cambio nella non belligeranza. L’intento era infatti quello di espandere l’Italia verso territori esteri (come avvenne con la conquista del Sud Tirolo) seguendo il mito dell’imperialismo romano, che ebbe poi nel fascismo la sua massima celebrazione. Dopo la guerra infatti si parlo’ di “vittoria mutilata” perche’ le mire espansionistiche non furono coronate. La prima guerra mondiale fu un affare per grandi industriali, politici corrotti, funzionari statali senza scrupoli, alti ufficiali con le mani in pasta. Le commesse di guerra fruttarono profitti cosi’ scandalosi che fu nominata una commissione di inchiesta parlamentare, prontamente sciolta dal fascismo dopo la marcia su Roma.
    La festa del 4 novembre fu una ricorrenza istituita dal fascismo per trasformare le vittime di una guerra spietata e non voluta in eroi coraggiosi che si immolavano per la Patria. Furono costruiti monumenti ai caduti e agli insegnanti fu chiesto di celebrare le forze armate. Questa eredita’ non e’ stata sufficientemente sottoposta a critica con l’avvento della Repubblica. Tutto questo e molto altro è documentato in un piccolo volantino/dossier (in .pdf) che può essere diffuso nelle piazze d’Italia durante i festeggiamenti “ufficiali” e durante le parate militari che si svolgono puntualmente ogni anno in questa data.
    Le associazioni invitano leggere con gli studenti le strazianti poesie di Giuseppe Ungaretti scritte in trincea; il “Giornale di guerra e di prigionia” di Carlo Emilio Gadda in cui emerge l’ottusità di ufficiali arroganti e l’insipienza criminale degli alti comandi. Suggeriscono inoltre la lettura di “Addio alle armi” di Ernest Hemingway e “Un anno sull’altopiano” di Emilio Lussu, grandi testimonianze del fanatismo di quella guerra. E invitano tutti coloro che realizzano un’azione diretta nonviolenta a comunicarne il risultato con un breve resoconto da inviare all’indirizzo info@peacelink.it .
    Oggi le edizioni Altreconomia pubblicano “Il caro armato. Spese, affari e sprechi delle Forze Armate italiane”: una puntigliosa ricognizione sulla struttura delle Forze Armate e sulle spese militari del nostro Paese e sugli sprechi che a volte sarebbe possibile e doveroso evitare. L’Italia nel 2010 spenderà per armamenti, missioni ed esercito professionale oltre 23 miliardi di euro: in piena crisi, il Governo investe denaro pubblico in fregate e bombardieri” – riporta il volume. Ne sono autori Massimo Paolicelli (presidente dell’Associazione obiettori nonviolenti) e Francesco Vignarca (coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo).
    L’Italia è oggi all’8° posto al mondo per spese militari ed ha più di 30 missioni internazionali in corso e nei prossimi anni ha in programma di acquistare, per citare solo uno dei faraonici progetti sui cosiddetti “sistemi d’arma”, 131 cacciabombardieri per 13 miliardi di euro. Il “Nuovo Modello di Difesa” ha spostato la linea del fronte dai confini geografici a quelli degli interessi economici occidentali, ovunque siano considerati a rischio. La leva obbligatoria è stata sospesa. Ma scopriamo che, nonostante le “riforme”, il nostro esercito professionale conta ancora 190mila uomini, tra i quali il numero dei comandanti – 600 generali e ammiragli, 2.660 colonnelli e decine di migliaia di altri ufficiali – supera quello dei comandati.

    Note:
    Articolo al link http://www.unimondo.org/In-primo-piano/4-novembre-Non-retorica-festa-militarista-ma-lutto-per-i-morti-di-tutte-le-guerre

    .

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  8. Dal primo gennaio a ieri 2 novembre sono morti SUI LUOGHI DI LAVORO 539 lavoratori ( tutti documentati). Sono oltre 1000 dall’inizio dell’anno se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade.

    MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO PER CATEGORIA.

    Il 35,5 % delle vittime sono in agricoltura, di queste la metà schiacciate dal trattore (98 dall’inizio dell’anno). Edilizia 28,4% sul totale, in questa categoria quasi il 30% delle morti è causata da cadute dall’alto. Industria 11,8%, quest’anno quasi la metà di queste morti sono state provocate dal terremoto in Emilia. Servizi 5,8%. Autotrasporto 6,6%, Il 3% Esercito Italiano (Afghanistan). Il 2,7% nella Polizia di Stato (tutte le morte causate in servizio sulle strade). Il 13,3% dei morti sui luoghi di lavoro sono stranieri. Eta’ delle vittime: il 4,9% hanno meno di 29 anni, dai 30 ai 39 anni il 14,1%, dai 40 ai 49 anni il 24,48%, dai 50 ai 59 anni il 15,7%, dai 60 ai 69 anni il 9,5%, il 12,8% ha oltre 70 anni. Del 16,5% non siamo a conoscenza del’età………

    ma per il nostro amministratore gli unici che meritano menzione sono i soldati, soldati in una guerra contraria alla Costituzione.

    soldati in una guerra che fa strame di civili, di donne e di bambini
    un solo esempio:
    “……Le forze ISAF hanno ucciso oltre 1.500 civili in raid notturni
    Si può calcolare che un minimo di 1.588 persone (2.844 morti complessivi, meno i 1.256 obiettivi dei raid letali) sono stati uccisi anche se non erano gli obiettivi dei raid…….”
    (NNI, 5 Novembre, 2011 (da Rawa News) http://www.osservatorioafghanistan.org/2011/11/le-forze-isaf-hanno-ucciso-oltre-1-500-civili-in-raid-notturni/)

    • Gianni Fabiano

      Sig. Paco non capisco in quale mio post ha letto quello che afferma, sono curioso…. se può citare le mie parole, mi sembra di aver parlato di un ragazzo di 24 anni e non di un Soldato e di aver detto che chiunque sia il datore di lavoro (quindi generalizzando su tutto il mondo del lavoro) le morti fisiologiche ( come chiamate giustamente da un altro blogger ) non fanno notizie, Lei ha fatto una lista per categoria dei morti sul lavoro faccia una ricerca per articoli su questo blog (che se non sbaglio ha dieci anni di vita più o meno) e mi dica quanti di noi hanno postato o aperto una discussione in merito. Per quanto riguarda la Sua avversione alle FFAA, ai militari e alla mix, delle Sue leggittime considerazioni. Le posso solo dire che Personalmente ho fatto parte per 7mesi delle Forze ISAF in Afghanistan le assicuro di non aver esploso neanche un proiettile della Mia dotazione così come tanti altri miei commilitoni, ho lavorato a stretto contatto con 40 Afghani nel pieno rispetto reciproco, abbiamo portato cure, medicine, viveri, giochi, quaderni, colori e un po’ di solidarietà nei villaggi a uomini mutilati dall’atrocità Talebane, a donne, vecchi e bambini, il più delle volte rischiando il fuoco e gli attentati Talebani, questa è stata la mia guerra e questa è la mia testimonianza diretta….. Indossare una divisa non sempre vuol dire essere dei guerrafondai.
      Gianni Fabiano

      • rilegga, signor Fabiano, il suo primo post;

        è quello che ha generato le mie risposte,

        se poi lei si è corretto a posteriori è una buona cosa.

        ps.

        lei non avrà mai sparato, ma mi dice che il soldato è stato colpito mentre era in azione. e per me questo non significa portare giocattoli ai bambini.

  9. Il mio pensiero va a tutti i morti,
    di tutte le guerre,
    di tutte le missioni di pace,
    ai morti sul lavoro,
    ai morti sulle strade,
    ai morti nel terremoto dell’Emilia …
    A tutti, sempre, tutti i giorni …

    Prima di tutti l’Uomo

    Non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista della natura.
    Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre:
    credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi nell’uomo.
    Ama le nuvole, le macchine,
    i libri, ma prima di tutto ama l’uomo.
    Senti la tristezza del ramo che si secca,
    dell’astro che si spegne,
    dell’animale ferito che rantola,
    ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell’uomo.
    Ti diano gioia tutti i beni della terra:
    l’ombra e la luce ti diano gioia,
    le quattro stagioni ti diano gioia,
    ma soprattutto
    a piene mani ti dia gioia l’uomo!

    (Nazim Hikmet)

  10. Gianni Fabiano

    Grazie Daniele,
    Parole vere.
    Gianni